Aumento costo dell’energia: qual è la situazione e quando vedremo la fine?

Non c’è pace per le bollette di luce e gas. Tanto i clienti domestici quanto le aziende lamentano il peso dell’aumento del costo dell’energia, che spinge sempre di più verso un aumento generalizzato dei prezzi dei beni di consumo, anche essenziali. Il governo si è impegnato ad intervenire ancora una volta per salvare famiglie e aziende da bancarotta e impoverimento certo, ma forse è arrivato il momento in cui tutti dovremmo pensare ad un futuro più instabile energeticamente e con meno CO2.

Aumento costo dell’energia 2021: le cause principali e la situazione oggi

Se la pandemia in corso ancora non ci avesse ricordato che la Storia non è finita, le molteplici cause dietro l’appesantirsi delle nostre bollette dovrebbero ricordarcelo ogni mese. Secondo i dati riportati dall’ARERA, l’aumento del costo dell’energia elettrica e del gas nel 2021 è stato rispettivamente del 131% e del 94%. Il “colpevole” principale sarebbe il gas naturale, o meglio, il mix energetico su cui si basa l’infrastruttura italiana.

Quindi sì, innanzitutto il gas naturale (dalla cui combustione si ottiene circa il 60% della produzione elettrica nazionale), importato in buona parte dalla Russia e dall’Algeria, ma indirettamente anche la mancanza di alternative alle fonti di energia fossile. In generale, la crisi energetica europea 2021 viene considerata come causata da tre fattori principali:

  • La forte ripresa dopo il lock-down del 2020, che ha spinto i consumi e la conseguente richiesta di energia, anche per l’aumento della produzione industriale necessaria a recuperare sui tempi di evasione degli ordini.
  • La triste estate delle rinnovabili per i paesi che si affacciano nel Mare del Nord, con una grande carenza di vento rispetto alle medie stagionali, che ha diminuito drasticamente la capacità di produzione eolica su cui vari paesi, come la Norvegia, avevano investito diminuendo le proprie scorte di gas naturale. La necessità per questi paesi di aumentare l’utilizzo di gas naturale per la produzione elettrica ha portato di conseguenza a una diminuzione nella vendite verso gli altri paesi europei che su quei flussi avevano fatto affidamento.
  • Le tensioni crescenti con la Russia (ormai decennali), lungo le linee di confine tra blocco europeo e paesi dell’orbita russa. La Russia è uno dei principali fornitori di gas metano in Europa, ma anche il principale avversario in ambito geopolitico: le tensioni per la pressione della Nato sul confine occidentale russo hanno portato da una parte la diminuzione del flusso nei gasdotti tradizionali che passano da Ucraina, Polonia e Germania; da parte atlantica, invece, si è fatta pressione sul governo tedesco per l’interruzione o sospensione indefinita nel progetto di raddoppiamento del gasdotto Nord Stream (già attivo), che attraversa il Mar Baltico e porta il gas direttamente dalla Russia alla Germania.

Aggiungiamo l’arrivo dell’inverno, che ha portato ad un aumento del freddo e una diminuzione delle ore di luce, ma di conseguenza anche della richiesta di gas naturale per il riscaldamento e per la produzione di energia elettrica.

Per l’Italia, come detto, è stata una batosta, vista la sua dipendenza energetica dal gas.

La prospettiva del governo: cosa ha fatto, cosa potrà fare ancora

Nel frattempo, già dall’annuncio di settembre 2021 del ministro per la Transizione energetica Cingolani, il governo e le agenzie statali come l’Autorità per l’energia (ARERA) hanno cercato di mobilitarsi per evitare il collasso economico e sociale del paese. Per l’ultimo trimestre del 2021, infatti, sono stati stanziati diversi miliardi per rafforzare il sistema del Bonus Energia, un rimborso annuale che le famiglie con difficoltà economica o sociale possono ottenere sulle bollette di luce, gas e acqua.

Un’altra parte dei fondi è stata stanziata per ridurre o azzerare gli oneri di sistema per le utenze domestiche e le piccole e medie imprese e una rimodulazione dell’IVA sul gas e l’energia elettrica.

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L’aumento del costo dell’energia elettrica per un utente domestico medio negli ultimi tre anni

Tuttavia gli aumenti pesanti ci sono stati, forse in maniera più contenuta di quanto sarebbe potuto accadere senza questi primi interventi. Ci si aspetta un nuovo intervento dello Stato per supportare ancora le famiglie e le imprese ed evitare il peggioramento di una situazione economica già minacciata dall’inflazione, ma per il momento non si vedono nuove soluzioni tampone, in attesa della primavera.

Tra le ultime proposte sembra esserci però quella di aumentare le estrazioni di gas naturale sul territorio italiano, diminuendo così il peso delle importazioni sul paniere nazionale e, in teoria, abbassando il prezzo finale per i consumatori. Nel frattempo si attendono anche nuove gare per gli impianti di produzione di energia rinnovabile da costruire su suolo italiano, gare che negli ultimi anni erano andate deserte e avevano rallentato la crescita dell’opzione solare ed eolica all’interno del mix energetico nazionale.

Fine del mercato tutelato per le utenze domestiche nel 2024  

L’altro spettro sull’aumento del costo dell’energia per le famiglie è la fine del Mercato Tutelato. A gennaio di quest’anno è slittata di un altro anno ancora l’obbligo per tutti gli utenti della rete elettrica di trovare un fornitore del mercato libero dell’energia con cui fare un contratto per la propria fornitura. Un anno fa (gennaio 2021) la norma era entrata in vigore per tutte le piccole imprese e alcune microimprese, mentre per tutti gli altri utenti (alcune microimprese e le utenze domestiche), l’obbligo veniva spostato al 1° gennaio 2023.

Ora, con un nuovo provvedimento ARERA di inizio anno, la norma viene nuovamente spostata per le utenze domestiche. Quindi, dal 1° gennaio 2023 tutte le microimprese dovranno passare al mercato libero dell’energia, mentre per le utenze domestiche, sia che si tratti di utenti residenti e che di non residenti, la fine del Sistema a Maggior Tutela dovrebbe scattare in via definitiva dal 1° gennaio 2024.

Come usciremo dalla crisi energetica?

Siamo mai stati fuori da una crisi energetica? Probabilmente no. Gli esseri umani hanno sempre cercato modi per risparmiare energia, e con la modernizzazione seguita alla rivoluzione industriale i sistemi di produzione sempre più complessi ed energivori hanno richiesto di volta in volta combustibili più performanti. Siamo passati in soli 250 anni ad accumularne di ogni tipo, dal carbone al nucleare, abbandonando coscientemente tutte quelle forme di energia troppo dispendiose o troppo pericolose nel breve periodo per essere veramente remunerative.

La ricerca costante ci ha portato anche uno stadio di benessere materiale, concentrato in piccole parti del mondo, che ora hanno difficoltà ad uscire dall’impasse energetica, e che allo stesso modo fanno da modello per tutti i paesi che cercano di uscire dalla povertà e vogliono raggiungere un benessere anche solo lontanamente vicino a quello etichettato come “occidentale”. Tuttavia un’ombra si addensa su questo modello di sviluppo basato sulle fonti fossili: la crisi climatica e l’insostenibilità, per il clima in cui l’homo sapiens si è sviluppato, di nuove emissioni di CO2.

Le varie politiche energetiche ed economiche messe in atto sino ad oggi hanno creato tante possibili soluzioni per superare in maniera non troppo brutale la decarbonizzazione: energie rinnovabili, stoccaggio delle emissioni, produzione di idrogeno come nuovo combustibile o la fusione nucleare. Tutte soluzioni, molte necessarie, che hanno ancora bisogno di tempo, e ancora tanta sperimentazione, mentre le imprese e le famiglie si ritrovano a fronteggiare un nuovo aumento del costo dell’energia ogni mese.