Caro bolletta energia: soluzioni in vista? Il governo potrebbe cancellare l’IVA sul gas, ma i problemi di produzione dell’energia elettrica restano
A pochi giorni dall’inizio dell’ultimo trimestre dell’anno, il problema del prezzo dell’energia elettrica e del gas naturale è ancora sul tavolo e si cercano velocemente delle soluzioni per non alleggerire troppo le tasche dei consumatori.
Come si vuole arginare il caro bolletta energia?
Il governo da diversi giorni sta studiando alcune misure eccezionali e momentanee per evitare che l’aumento del costo dell’energia, preannunciato le settimane passate da diverse personalità dell’energia e anche dal ministro Cingolani, possa avere effetti devastanti sulla ripresa economica e su tante famiglie e piccole imprese già stremate dalla recessione del 2020.
Le misure pensate dal governo comporterebbero un pacchetto di 3 o 3,5 miliardi che comprenda un taglio momentaneo dell’IVA sulle tariffe del gas naturale e degli oneri di sistema delle tariffe elettriche per famiglie e microimprese. A questi due provvedimenti si aggiungerebbe anche l’estensione della platea del bonus energia.
L’IVA, nelle tariffe del gas naturale per utenze domestiche e di microimprese, è composta da due voci, una al 10% sui i primi 480 SMC consumati e una al 22% su tutti gli altri consumi e quote fisse.
Il bonus energia o bonus sociale, invece, è un rimborso parziale delle bollette gas e luce che viene assegnato alle famiglie italiane in difficoltà economica. Per la sola bolletta elettrica, il Bonus luce è rivolto anche a quanti si trovino in situazioni di disagio familiare ma non necessariamente economico, come chi è obbligato, per sé o per un elemento del nucleo familiare, all’utilizzo di apparecchiature mediche essenziali che richiedono l’utilizzo di corrente elettrica.
Il problema degli oneri di sistema
Il taglio agli oneri di sistema riguarderebbe soprattutto la componente Asos, cioè quella voce di spesa che dal 1° gennaio 2018 viene destinata alla copertura degli “oneri generali relativi al sostegno delle energie da fonti rinnovabili e alla cogenerazione CIP 6/92” (fonte ARERA). Ma non solo. Gli oneri di sistema coprono anche altre misure importanti, tra cui la messa in sicurezza del nucleare, le agevolazioni ad imprese ad alto consumo energetico e lo stesso bonus luce.
Quindi, da una parte abbiamo delle voci di spesa in bolletta (gli oneri di sistema) che si vorrebbero abbassare per alleggerire il costo dell’energia, ma dall’altra gli ingressi derivanti da quelle voci servono per mantenere gli aiuti a imprese e famiglie in difficoltà per le quali si vorrebbe aumentare gli aiuti (il bonus energia, appunto).
Il problema del caro bolletta energia è strutturale?
La sola diminuzione della spesa per la ricerca e l’efficientamento delle FER potrebbe comunque essere abbastanza per porsi qualche domanda generale sul costo dell’energia. Il problema del nuovo caro bolletta annunciato per il quarto trimestre del 2021 è dovuto ancora una volta alla forte domanda di energia elettrica e del prezzo finale della materia base per la produzione dell’energia elettrica in Italia, cioè il gas naturale.
Partiamo da quest’ultimo punto. È vero che il costo del gas è aumentato per via della tassazione sulla CO2 nel mercato europeo, ma è anche vero che tutta l’Europa è a corto di gas per vari motivi di politica energetica e di geopolitica: scorte di gas europee al minimo, diminuzione delle estrazioni nei mari del nord, fornitori principali (la Russia) che trovano mercati più convenienti altrove.
E il gas, ricordiamolo, è praticamente “il signore dell’energia”, perché non solo è necessario per il riscaldamento e tante attività industriale fondamentali ma ad alta richiesta energetica (fonderie, vetrerie, cementifici, ecc), ma in quasi tutti i grandi paesi, Italia inclusa, dove si produce molta energia è anche la materia prima con cui si produce elettricità.

Usciremo mai fuori dall’emergenza energia?
Il ritorno al nucleare, accennato dal ministro Cingolani qualche settimana fa, è tuttavia stato bocciato dai grandi gruppi dell’energia, che cercano ormai di svoltare verso una produzione il più sostenibile possibile muovendosi tanto a livello locale e mondiale.
Enel Green Power, Iberdrola e altre 15 aziende di tutto il mondo hanno recentemente fondato la Global Alliance for Sustainable Energy, un gruppo mondiale che vorrebbe assicurare la catena del valore della produzione di energia rinnovabile e che possa fungere da incubatore di innovazione del settore. La costituzione di una filiera produttiva solida è tanto più necessaria di fronte ai cambiamenti climatici legati al riscaldamento globale, ma anche all’attuale difficoltà a gestire i cali di produzione da rinnovabile, come ha dimostrato quest’estate poco ventosa tra gli impianti eolici di Gran Bretagna, Paesi Bassi e Scandinavia che ha portato diversi di questi paesi ad attingere nuovamente alle proprie riserve di gas naturale.
Per questo motivo, la settimana scorsa il CEO di Terna Stefano Donnarumma ha richiesto che vengano aumentati gli investimenti non solo nel cambio di fonte di produzione (cioè da fossili a FER), ma anche gli investimenti per i sistemi di accumulo, per poter compensare al meglio le variazioni di produzione di solare ed eolico. “Per raggiungere gli obiettivi europei si dovrà arrivare a 60 GW di rinnovabili, e quindi a 10 GW di accumuli” ha ricordato Donnarumma.
E tuttavia nei programmi di investimento di Terna l’accumulo non c’è. Non è infatti previsto fra le competenze di Terna, gestore nazionale della rete elettrica. “Questo perché è ancora visto come un impianto di produzione di energia, mentre in realtà è più vicino a un impianto di regolazione” e come tale, sostiene Donnarumma, dovrebbe gestire degli impianti di accumulo, che non dovrebbero essere lasciati solo alle imprese di produzione dell’energia.