In un comunicato di ieri Gazprom, la principale compagnia russa di estrazione e commercializzazione di gas naturale, ha annunciato che non potrà garantire il funzionamento della rete NordStream che porta il gas dall’Europa centro occidentale.
Cos’è Nord Stream e perché è importante per l’Europa
l Nord Stream è un gasdotto che trasporta il gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale attraverso il Mar Baltico e avendo come terminale la Germania. Da qui partono le diramazioni per i vari paesi europei, tra cui l’Italia, che con Snamprogetti e Saipem ha partecipato alla progettazione e costruzione.
Ideato nel 1997 e entrato in piena attività con il primo troncone tra il 2011 e il 2012, Nord Stream è stato visto sempre più negli ultimi anni come un vincolo esterno e un’arma di ricatto per l’Europa che si ritrovava contrapposta alla Russia su diversi piani di confronto internazionale.
Sino all’acuirsi della guerra tra Russia e Ucraina, con la definitiva invasione del febbraio 2022, il raddoppio della rete gas tra la Russia e Germania era uno dei più grandi crucci dei governi americani, dei gruppi europei più atlantisti e dei paesi dell’Europa centro-orientale come Polonia e Ucraina. Un raddoppio della rete avrebbe infatti dato più potere contrattuale tanto alla Russia (che poteva nel frattempo tagliare le forniture all’Ucraina senza perdere i soldi europei) quanto alla Germania (che sarebbe diventata così l’hub indiscusso dell’Europa centro-occidentale).
Ogni tipo di pressione e di rallentamento è stato però inizialmente vano, e il completamente fisico della rete è stato portato a termine proprio all’inizio del 2022. Tuttavia il progetto del NordStream2 è stato dichiarato definitivamente morto dal nuovo cancelliere Scholz agli inizi di marzo di quest’anno, in seguito all’aggravarsi della situazione ucraina.

Manutenzione di Nord Stream 1, boicottaggio del gas e sanzioni alla Russia
Le sanzioni comminate dal blocco Nato e dagli Stati Uniti in particolare hanno portato i paesi europei a fare a meno del carbone e in parte del petrolio russo. Le sanzioni sul gas sono state continuamente rimandate, anche se minacciate, proprio per la difficoltà strutturale che l’Europa ha costruito negli ultimi anni con la sua dipendenza dalle importazioni russe e per la mancanza di altri fornitori così ricchi e così ben collegati.
Si è inoltre acceso un dibattito sulle sanzioni: diminuire le importazioni energetiche in mancanza di alternative fa male alla Russia o fa male agli europei? In prima battuta una parte delle risorse energetiche destinate all’Europa sono state acquistate a man bassa in Asia: India, Cina e altri paesi che si son astenuti all’ONU dalla condanna dell’aggressione Russa hanno aumentato i loro acquisti dalla Russia approfittando dell’abbassamento dei prezzi. Una corsa che in realtà l’Asia aveva già iniziato alla fine della scorsa estate in seguito alle difficoltà a reperire materie prime.
Ma la necessità della manutenzione del gasdotto Nord Stream taglia definitivamente la testa al toro. In una nota riportata da Interfax ai primi di giugno l’azienda di gestione del gasdotto, posseduta al 51% da Gazprom, fa sapere: “Dall’11 luglio al 21 luglio 2022, Nord Stream Ag chiuderà temporaneamente entrambe le stringhe del gasdotto Nord Stream per eseguire lavori di manutenzione programmata, inclusi test di componenti meccanici e sistemi di automazione, per garantire un funzionamento efficiente, sicuro e affidabile del gasdotto“.
Il 13 luglio la batosta definitiva: in mancanza dei pezzi di ricambio per effettuare la manutenzione (pezzi che non possono essere venduti dai paesi per via delle sanzioni alla Russia), Gazprom non garantisce che l’operatività del gasdotto baltico riprenderà regolarmente dopo il 21 luglio.
Già molti nel settore sospettavano che una cosa del genere potesse succedere. La Russia infatti è fortemente dipendente dalla tecnologia di importazione, tanto per il reparto militare quanto per il reparto di punto, quello energetico. In mancanza di pezzi di ricambio ci si aspetta che tutto il paese possa avere problemi, ma se non possono riparare il gasdotto, come spedire in sicurezza il gas in Europa?
Molto ruota intorno a una turbina che dalla Germania è stata spedita in Canada per essere riparata, ma di cui il Canada avrebbe poi bloccato il reso per via delle sanzioni. Ai primi di luglio sembrava ci fosse l’intenzione di rispedire il pezzo mancante, ma ora Gazprom fa sapere di non aver ricevuto nessuna documentazione riguardo la spedizione della turbina.
Quindi, con le scorte europee ancora ben lontane dall’essere completate e per la soddisfazione di chi chiedeva una linea più dura con il blocco totale delle importazioni dalla Russia, anche dopo il 21 luglio potremmo ritrovarci a fare affidamento solo sul GNL importato dagli USA (dallo scoppio della guerra cresciuto molto, nonostante la carenza di rigassificatori) e sulle poche altre risorse che l’Italia dispone fuori dai suoi confini.
La crisi energetica e la crisi ambientale: quanto vale il gas?
Nonostante l’Italia non abbia molti giacimenti propri la maggiore fonte di energia nazionale è proprio il gas naturale. Secondo Terna, gestore del dispacciamento dell’energia elettrica a livello nazionale, sino al 2018 la produzione elettrica nazionale era alimentata al 60% da centrali termoelettriche a metano. Una percentuale che si è ridotta di poco negli ultimi quattro anni e che nel 2022 rischia di risalire per via dei problemi climatici e ambientali che hanno bloccato tante centrali idroelettriche nel Nord Italia.
Per affrontare al meglio la situazione invernale con la guerra in corso, tanto l’Unione Europea quanto l’Italia hanno previsto un piano di stoccaggi di gas e petrolio, ma l’approvvigionamento è stato bloccato e rallentato prima dalla diminuzione dell’invio di gas da parte della Russia a giugno, e poi dai lavori di manutenzione di NordStream iniziati l’11 luglio.
L’altro problema è che gli stoccaggi non possono coprire l’intero fabbisogno giornaliero nei mesi invernali, ma servono solo per coprire le richieste di punta. Come produrre quindi l’energia elettrica?

La mancanza di centrali e impianti da fonti rinnovabili è ormai cornica rispetto alla richiesta. Troppo pochi gli impianti e non sempre pienamente affidabili. Bisogna ricordare infatti che l’inizio della crisi energetica europea nasce circa un anno fa, con lo scarso utilizzo delle centrali eoliche nel Nord Europa dovuta al poco vento soffiato durante l’estate 2021. Questo problema meteorologico e climatico ha portato Norvegia e Regno Unito a intaccare le proprie riserve di gas per sopperire alla mancanza di energia eolica, diminuendo drasticamente le quote di metano vendute e trasportate verso gli altri paesi europei, come Germania e Italia.
Poco vento quindi, ma anche poca acqua come abbiamo visto. La siccità e il caldo soffocante che hanno portato tanti comuni del Nord Italia a razionare l’acqua e imporre regole stringenti sul suo utilizzo, ma anche tante compagnie elettriche a cedere l’acqua all’agricoltura e non poterla quindi più utilizzare a cicli per alimentare le turbine.
Si è, in certi casi, tornati a riaprire le centrali a carbone.
Aumento dei prezzi e crisi sociale
La crisi del grano bloccato in Ucraina è cosa nota, e in questi giorni si media con la Turchia per riuscire a organizzare un corridoio che permetta al paese sul Mar Nero di svuotare i silos dal grano dell’ultimo raccolto e metter dentro i cereali che si riuscirà a raccogliere alla fine di quest’estate.
A questa, una crisi più taciuta, si somma quella dei fertilizzanti, di cui Russia e Ucraina sono ancora una volta i principali produttori mondiali, ne hanno bloccato l’esportazione, e ci ritroviamo così in una situazione già grave con i primi blocchi del 2021, legati ancora una volta ai primi rialzi del prezzo delle materie prime energetiche.
L’inflazione dovuta all’aumento del costo dei trasporti, della produzione e dell’energia in generale, ha quindi iniziato a mordere pesantemente in tutto il mondo, non risparmiando assolutamente né gli USA, né l’Europa.
Come fanalino di coda, ma non meno importante, c’è un altro problema su cui lo stop al Nord Stream impatta e impatterà pesantemente: le bollette di luce e gas che le aziende e la popolazione si ritroverà a pagare. Mentre il governo ipotizza un piano di emergenza per contrastare la mancanza di risorse energetiche, tante imprese e famiglie han dovuto aumentare le rinunce e si son ritrovate con bollette da capogiro e prezzi nei supermercati ritoccati al rialzo.