Riapre Nord Stream, ma il prezzo del gas rimane alto

Si era temuto da subito che il gasdotto Nord Stream sarebbe rimasto chiuso e il gas russo non avrebbe ripreso a scorre verso l’Europa. Invece, a dispetto di tante previsioni poco incoraggianti degli esperti, il 21 luglio le riparazione del gasdotto sono state completate e il flusso del gas è ripreso, pur con qualche incertezza.

La manutenzione del gasdotto Nord Stream

All’inizio del mese di luglio la società di gestione di Nord Stream, il gasdotto che da quasi 10 anni porta il gas russo in Europa attraverso il Mar Baltico è la Germania, aveva annunciato che l’11 luglio 2022 il flusso del gas sarebbe stato interrotto per manutenzione di routine. Le riparazione sarebbero durate sino al 21 luglio.

Alla chiusura della linea molti analisti ed esperti internazionali, nonché politici europei di ogni schieramento, avevano comunicato ai giornali la propria perplessità su questi interventi di riparazione, ritenendoli un pretesto russo per colpire i paesi europei che aiutano con massicci invii di denaro, armi e intelligence la resistenza ucraina contro l’invasione russa iniziata a fine febbraio. La paura principale dei paesi europei era di non riuscire ad accumulare le scorte per l’autunno-inverno, come programmata in previsione dell’emissione di nuove sanzioni contro la Russia.

riapre nord stream mappa
mappa del gasdotto Nord Stream 1 Russia-Germania

Sanzioni occidentali contro la Russia

Da tempo infatti l’Unione Europea e gli Stati Uniti cercano di contrastare il nemico orientale con l’imposizione di sanzioni economiche su importazioni ed esportazioni su specifici prodotti, cercando di spingere l’economia russa al collasso ed evitare così uno scontro diretto e ufficiale tra le rispettive forze militari. Con l’inizio della guerra in Ucraina nel 2014, le sanzioni economiche contro la Russia comprendevano beni di vario tipo, dagli alimentari ai tecnologici, mentre con l’invasione in campo largo iniziata nel febbraio del 2022 si è scelto di colpire uno dei due settori portanti dell’economia russa, cioè quello energetico.

Sulla spinta delle prime sanzioni americane, anche l’Unione Europea ha varato le proprie, colpendo il proprio settore energetico e spingendo tanti paesi membri a cercare altrove le proprie forniture energetiche, colpendo duramente anche il piano di rinnovo ecologico che proprio l’UE aveva cercato di varare poco tempo fa. Il carbone e petrolio russi sono stati i primi a essere colpiti dalle sanzioni americane ed europee, ma si è deciso di agire anche sul piano del gas, pur non arrivando ancora a sospendere gli acquisti.

Tuttavia in tanti paesi, tra cui l’Italia e la Germania, si è tornati a riaprire le centrali elettriche a carbone, o interrompere i piani di chiusura e sospensione. Allo stesso tempo è partita la corsa ai rigassificatori costieri, soprattutto per quei paesi provvisti come l’Italia poco (solo 3 utilizzabili nell’immediato), e la conseguente corsa al GNL, il gas naturale liquido che Stati Uniti e altri paesi hanno iniziato a vendere a in quantità maggiore agli europei.

Fare a meno del gas russo e chiudere Nord Stream?

Sino a poco prima dell’invasione russa del 24 febbraio l’idea poteva far ridere molti esperti del settore energetico: fare a meno degli idrocarburi russi, sospendere gli acquisti e chiudere Nord Stream. L’idea risultava talmente balzana e “poco pratica” che, nonostante l’opposizione americana, la costruzione del raddoppio del gasdotto, Nord Stream 2 appunto, era il tema che teneva banco tra tutti gli esperti di strategia, economia e politica.

Invece il blocco è arrivato: nonostante l’opera sia stata portata a termine, il raddoppio del gasdotto non è stato utilizzato e dichiarato come progetto finito. Tanti paesi europei hanno potenziato i loro acquisti dagli altri partner energetici (per l’Italia, Algeria, Libia e altri paesi dell’Africa centro occidentale), pur arrivando ad aumentare i propri acquisti di gas russo per cercare di riempire le scorte che quest’autunno e inverno dovrebbero servire a coprire le richieste di punta del mercato. In questi giorni di manutenzione la Russia stessa aveva accennato all’idea che il gasdotto non avrebbe potuto riprendere il funzionamento, ma alla fine è andato tutto come programmato all’inizio della manutenzione e il 21 luglio Nord Stream ha riniziato a portare gas verso l’Europa.

Riapre Nord Stream, ma il prezzo del gas non scende

Le speculazioni sulla reale attività dietro la manutenzione del gasdotto (arma strategica di Putin contro l’Europa? Difficoltà a reperire tecnologia adeguata per via delle sanzioni?) avevano spinto molti a ipotizzare anche un’esplosione del prezzo del gas in caso di chiusura permanente, ma con la riattivazione il prezzo non sembra essere cambiato molto.

Dopo un’iniziale flessione il giorno della riapertura (-3,9%, circa 149 euro, come ai primi di luglio), il giorno successivo il prezzo del gas naturale risale a quota 156 euro/ Mw nell’indice Ttf. Le incertezze per il futuro e l’avvicinarsi dell’autunno rendono infatti il gas ancora molto prezioso