Ancora un rinvio della fine del sistema di tutela per l’energia elettrica e il gas naturale. Con un emendamento al decreto Milleproproghe, sabato pomeriggio le commissioni parlamentari per gli Affari Costituzionali e al Bilancio hanno deciso che il Sistema di Tutela per il gas e il sistema di Maggior Tutela per l’energia elettrica rimarranno attivi sino al 31 dicembre del 2022, facendo scattare il nuovo regime di Mercato Libero per tutti solo dal 1° Gennaio 2023.
Rinvio al 2023: a chi interessa il provvedimento
Chi verrà agevolato dalla nuova decisione saranno le famiglie italiane, le uniche che ancora possono usufruire dei sistemi di tutela, e che vedranno ancora per due anni circa il prezzo base della materia energetica stabilito trimestralmente dall’ARERA, l’Autorità di regolazione per l’Energia, le Reti e l’Ambiente.
Tutti gli utenti con un allaccio non domestico, invece, sono già entrati all’interno del Mercato Libero dal 1° gennaio di quest’anno (2021). Come previsto dalle disposizioni dell’Autorità, tutti gli utenti non domestici che entro la fine del del 2020 non sono passati al Mercato Libero di loro spontanea volontà, scegliendo loro stessi una tariffa e un operatore, hanno visto cambiare la loro tariffa dalla Tutela a quella a Prezzo Libero A Condizioni Equiparate di Tutela (PLACET) sino a giugno 2021.

Quante volte è stata rinviata la fine del sistema tutelato?
È la quarta volta che viene rinviata al fine del Mercato Tutelato. Nel 2003 venne aperto il Mercato Libero per il gas metano, nel 2007 quello per l’energia elettrica. Ogni volta è stata progetta la fine del sistema tutelato e l’ingresso di tutti gli utenti nel Mercato Libero dell’energia, dove il prezzo è stabilito dal fornitore in base alle proprie spese e alle proprie convenienze, con la possibilità di effettuare sconti in bolletta che nel sistema di Tutela non sono possibili.
I rinvii sono stati dal 2015 (prima data prevista per il passaggio generalizzato dalla tutela al mercato libero) al 2018, spostato in seguito al luglio 2020, e dopo ancora al gennaio 2022. Ora l’ultimo rinvio, almeno in senso cronologico, di quasi due anni, per venire incontro alla pesante crisi economica alimentata dall’epidemia del nuovo coronavirus e dalle difficoltà sistemiche e strutturali che l’Italia soffre da decenni.